Scheda libro


Copertina PICCOLE DONNE

Recensioni


Teresa Averta scrittrice
“PICCOLE DONNE” UN LIBRO CHE LASCIA IL SEGNO DI TERESA AVERTA
Ho letto “Piccole donne” e lo rileggerei ancora e poi ancora perché mi è piaciuto molto. È il più famoso romanzo di Louisa May Alcott, bravissima scrittrice statunitense, che ha pubblicato inizialmente in due volumi, il primo nel 1868 e il secondo nel 1869, negli Stati Uniti con il titolo Little Women or, Meg, Jo, Beth, and Amy. Amo e ho amato questo libro che tengo, gelosamente, custodito nella mia piccola biblioteca perché mi ha appassionato molto suscitandomi forti emozioni. Ho sognato insieme con Louisa in questa stupenda storia, ambientata nel mezzo della Guerra di Secessione Americana e incentrata sulle piccole donne di casa March, Meg, Jo, Amy e Beth, che hanno condotto una vita serena, tranquilla fino a quando il padre non fu costretto a partire per il fronte, lasciandole sole con la moglie e la governante. Un racconto intrecciato di aspirazioni, sentimenti e difficoltà familiari a causa delle ristrettezze economiche, dove i protagonisti riescono a combattere le “miserie quotidiane” ma non a uscirne mortificate da questo stato precario di cose. Il loro legame è più forte di tutto! La solidità del loro rapporto di sangue è il risultato di una combinazione perfetta tra personalità completamente differenti e un equilibrio di intenti che li porterà lontano e a qualcuna di loro anche al successo sociale. Meg, primogenita, è il punto di riferimento principale per le altre sorelle è bella, dolce e socievole, e anche abbastanza ambiziosa. Decisamente l’opposto è la secondogenita, Jo: anticonformista, tenace, intuitiva e impulsiva. Considerata l’eroina indiscussa del romanzo e alter ego della stessa Alcott, Jo nutre passione per i libri, per la letteratura, e sogna di diventare un giorno scrittrice come me. Ecco perché ha lasciato un segno nella mia anima, questo amabile romanzo: mi sono rispecchiata nel suo personaggio e ho volato sulle ali dell’immaginazione e della fantasia. Poi c’è la piccola Beth, ragazza timida e generosa, sensibile ma poco incline alla compagnia esterna alla famiglia, tanto da non riuscire a socializzare con nessuno al di fuori dei contatti più stretti e cari. L’ultima è la piccola Amy, bambina vispa e vivace, la cui spiccata vanità la porta ad apparire a volte esuberante e altezzosa. In realtà, le sorelle “Piccole donne” sono tutte simpatiche a modo loro. La differenza le arricchisce. Chi fa da collante tra le quattro è la signora March, madre sempre attenta, premurosa e presente, delicata e intelligente perché sa come lasciare spazio e concedere autonomia alle proprie figlie, permettendo loro di vivere liberamente le proprie esperienze al fine di farle crescere serenamente e responsabilmente. Completano la storia altri personaggi come la bisbetica zia March, il burbero signor Laurence e suo nipote Laurie, vicino di casa e amico fidato delle sorelle March. Insomma, un cast super social, come diremmo oggi, da seguire dall’inizio fino alla fine del romanzo, con il fiato sospeso. Ed è proprio in una frase uscita dalla bocca matura e consapevole dalla saggia Meg, che è racchiuso tutto il senso del libro: «L’inverno sarà difficile per tutti e non dovremmo spendere denaro in cose futili, quando i nostri uomini stanno soffrendo in guerra. Noi non possiamo fare molto, ma possiamo contribuire con qualche piccolo sacrificio e dovremmo farlo volentieri.» Dunque, è necessario crescere con sani e buoni valori se si vuole diventare grandi in ogni senso. È questa l’educazione che la signora March ha trasmesso alle proprie figlie, consentendo loro di affrontare le avversità della vita con maturità, aiutandosi reciprocamente, nonostante la diversità del loro carattere e della loro personalità. Nonostante le precarietà economiche, ognuna delle quattro sorelle tenta di coltivare le proprie passioni come la musica, la pittura e la scrittura, soprattutto in un’epoca non affatto progressista e piuttosto incline a supportare un mondo “fatto di soli uomini”. «Gli uomini devono lavorare e le donne si sposano per denaro. È un mondo orribilmente ingiusto.» Questa volontà di ribellarsi alle convenzioni trova la sua realizzazione nel personaggio di Jo. Anticonformista per eccellenza, come ho già detto; è lei che più di tutte combatte contro la volontà comune nel vedere le donne relegate a un ruolo secondario. In questo libro c’è amore, fratellanza, inclusione, pari opportunità, rispetto, educazione, arte… quindi per la varietà e l’importanza dei temi trattati, il libro della Alcott appare decisamente all’avanguardia rispetto all’epoca in cui è stato scritto. L’attenzione posta sul nucleo famigliare e sui valori che derivano, lascia trasparire il desiderio di affermazione personale. Insomma, è un libro meraviglioso da leggere perché attraverso la descrizione di questo affresco famigliare che abbiamo visto, l’autrice offre al lettore, numerosi personaggi in cui potersi rispecchiare e notevoli spunti di riflessione, come il rifiuto degli stereotipi femminili, le restrizioni sociali e le disuguaglianze tra i generi. Consiglierei “Piccole Donne” alle giovanissime di oggi, per capire leggendo Piccole Donne, come è cambiato il mondo, ma soprattutto l'importanza di nutrire e coltivare le proprie aspirazioni e i propri sogni e portare avanti i valori e gli ideali in cui si crede, acclamandoli così forte da fare la storia, lasciando un segno indelebile nel tempo. Il libro ebbe un successo immediato quando uscì e oggi è anche considerato un classico della letteratura per l'infanzia. Ancora lo consiglio a colleghi docenti, educatori e a coloro che si occupano di studi sulla pedagogia scolastica ed evolutiva, in quanto il tema principale del romanzo non è solo la famiglia, i figli e le loro problematiche, bensì la crescita e la trasformazione interiore da adolescenti ad adulti ed è questo risvolto etico e morale oltre che educativo e formativo, a rendere il romanzo sempre nuovo e molto interessante.